Future Talks - Klaus Algieri

Future Talks con Klaus Algieri, Presidente della Camera di Commercio di Cosenza

Secondo appuntamento con la rubrica dedicata alle interviste a figure di rilievo del mondo camerale, per raccogliere il loro punto di vista su competenze, lavoro e imprenditorialità.

Data:

27 Luglio 2023

Tempo di lettura:

4 min

Secondo appuntamento con la rubrica dedicata alle interviste a figure di rilievo del mondo camerale, per raccogliere il loro punto di vista su competenze, lavoro e imprenditorialità.

Con l’obiettivo di aiutare e supportare i giovani che oggi si trovano davanti alla scelta fondamentale di quale percorso formativo intraprendere, eccoci arrivati al secondo appuntamento della rubrica che vede come protagoniste figure di rilievo del mondo camerale, che hanno un punto di vista privilegiato sulle competenze richieste dal mondo del lavoro, sui settori maggiormente attrattivi per i giovani e sul tema dell’imprenditorialità.

Per questo appuntamento, abbiamo intervistato Klaus Algieri, Presidente della Camera di Commercio di Cosenza e Vice Presidente di Unioncamere.

Guardando indietro alla Sua storia professionale, quale scelta è stata per Lei importante nell’indirizzare il Suo percorso di carriera? Se c’è stato un momento che ha avuto maggior peso, ce lo racconta?

La mia è una famiglia di imprenditori da tre generazioni che, fortunatamente, è già in campo con la quarta, per cui diciamo che il mio percorso di carriera e di vita era già segnato. Quello che da bambino vivevo come un gioco che mi permetteva ogni giorno di stare accanto al mio papà nella nostra azienda con il tempo è diventata una passione e infine, crescendo, si è trasformato in un lavoro che continua ad entusiasmarmi. Penso sia stato proprio questo, più che un momento in particolare, ad avere influenzato maggiormente il mio percorso professionale: l’aver saputo riconoscere e coltivare la mia passione facendola diventare il mio lavoro, contribuendo così alla crescita del mio territorio.

Quali sono, secondo Lei, le caratteristiche del mondo del lavoro di oggi di cui le ragazze e i ragazzi devono avere consapevolezza?

Il mondo del lavoro richiede oggi più che mai la capacità di governare o almeno di non lasciarsi travolgere dal cambiamento, in un contesto sempre più caratterizzato da complessità, incertezza, volatilità e ambiguità. Un contesto in cui le imprese si muovono quotidianamente e che le porta a ricercare persone dotate di estrema agilità e flessibilità mentale: non solo conoscenze teoriche e capacità tecniche, quindi, ma anche e soprattutto attitudine al cambiamento, reattività agli stimoli esterni, capacità di imparare con rapidità e di reinventarsi all’occorrenza. In sintesi, le imprese hanno bisogno di persone che prima di tutto sappiano essere “imprenditori di sé stessi”.

Lei è un imprenditore del mondo del commercio. Che cosa pensa che questo particolare settore possa offrire alle ragazze e ai ragazzi, in questo particolare momento storico? Insomma, perché dovrebbero sceglierlo tra gli altri?

Il commercio, così come tutte le attività del terziario, sta conoscendo un momento di forte spinta innovativa, accelerata dalla “forza centrifuga digitale” generata durante il periodo pandemico. Un processo di transizione inarrestabile che, contrariamente a quanto si pensa, ha un bisogno “famelico” di risorse umane. Sono in corso tanti cambiamenti che rendono questo settore particolarmente stimolante per tutta una serie di nuove figure professionali e il paradosso è che proprio rispetto a queste figure stiamo sperimentando una forte difficoltà di reperimento. Ad esempio, non è facile trovare progettisti e amministratori di sistemi, così come scarseggiano i tecnici web, quelli esperti in applicazioni, i tecnici del marketing. A tutte le ragazze e ragazzi che si sentono particolarmente attratti dalle tecnologie 4.0, dal digitale e dall’informatica, suggerisco quindi di instradare queste loro attitudini verso percorsi formativi coerenti e sono convinto che potranno fare della loro passione anche il loro lavoro, molto più facilmente di quanto non si creda, e magari (lo spero) anche senza abbandonare il loro luogo di nascita.

Che cosa può offrire un territorio come il sud Italia alle ragazze e ai ragazzi che si apprestano a scegliere sul proprio percorso formativo post-diploma. Perché dovrebbero secondo Lei rimanere sul territorio, e più in generale perché dovrebbero far la scelta di rimanere in Italia?

Esiste tutta una serie di nuove professioni che possono trovare collocazione anche nel Sud Italia. Anzi, mi verrebbe da dire, soprattutto in questa parte del Paese. Come ho avuto modo di affermare in occasione del Forum del Mezzogiorno “Antonio Serra”, che la Camera di Commercio di Cosenza ha organizzato a maggio, il Sud è una parte essenziale dell’economia italiana. Geograficamente e climaticamente al centro del Mediterraneo, ospita un immenso patrimonio naturalistico, storico, culturale ed enogastronomico che contribuisce in modo fondamentale all’immagine del made in Italy nel mondo. Stiamo parlando di un bacino di crescita per l’intera nazione, con enormi potenzialità che possono e devono tradursi in una seconda “locomotiva” economica in grado di spingere il Paese verso capacità e performance di gran lunga superiori a quelle attuali, sia in ambito europeo che internazionale. I tempi sono maturi e le risorse finanziarie non mancano, ma se i nostri giovani non accettano questa sfida e se noi per primi non li prepariamo e incoraggiamo a farlo non potremo mai sperare di riuscirci.

Quali sono le competenze e le skill fondamentali che i giovani devono assolutamente sviluppare nel loro percorso formativo per entrare con successo nel mercato del lavoro?

In parte ne abbiamo già parlato. Aggiungo che tra le competenze più richieste troviamo quelle in ambito tecnologico, informatico e digitale, ma anche quelle riferite alla transizione verde e alle scienze matematiche, fisiche e assimilate. È un modo che cambia di continuo, lo ripeto, per cui è fondamentale per le organizzazioni che vogliono avere successo poter contare su punti di vista diversi grazie a risorse di diversa estrazione formativa.

In conclusione, quale consiglio darebbe a chi vorrebbe mettersi in proprio e creare una propria start-up?

Ai giovani, consiglio di credere nelle loro passioni e di arrabbiarsi quando occorre. Formarsi e informarsi il più possibile sul settore in cui ci si vuole cimentare ma anche imparare ad imparare, per essere pronti a cambiare rotta, se serve. Non temere i fallimenti ma, anzi, trarne delle preziose lezioni per il futuro. Non avere paura di chiedere aiuto e di fare domande, alla Camera di commercio, alle associazioni di categoria, ad altri imprenditori… esistono molti soggetti a cui rivolgersi e dalle relazioni nascono sempre esperienze positive. I confronti sono utili ad entrambe le parti, per cui chiedere non significa mettersi in una posizione di debito ma crescere insieme.

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